Studio di psicologia ALISE'

Non puoi essere te stesso, se non sai prima chi sei" Neruda   

​TOGLIERE IL CIUCCIO E ALTRI 101 MODI PER DIVENTARE GRANDI..

Quello del succhiare è per i bambini un impulso naturale che si manifesta già nella vita prenatale , dunque prima di togliere il ciuccio bisogna  valutare i rischi sia dell’uso protratto, che di una modalità improvvisa o punitiva di abbandono del ciuccio.

Il ciuccio può avere una valenza psicologica importante per il bambino in quanto gli consente di rilassarsi, rassicurarsi e ritrovare il piacere della suzione al seno o al biberon. Dunque, nel toglierlo, dobbiamo pensare che il bambino dovrà ricercare altri mezzi per trovare rassicurazione, addormentarsi o superare una frustrazione.

I pediatri e i dentisti sconsigliano l’uso prolungato per evitar di compromettere il corretto sviluppo della bocca e della dentizione. Se l’uso del ciuccio non è patologico, e non è utilizzato come “tappo per la bocca”, non ci sono particolari controindicazioni da un punto di vista  psicologico . Ciò nonostante,  il bisogno del bimbo di utilizzare il ciuccio per un periodo prolungato (anche oltre i tre anni) potrebbe, in alcuni casi, essere la spia di un disagio che va meglio compreso, affinché il bambino possa essere aiutato a superarlo.

Comprendere ciò che il bambino cerca di comunicare attraverso l’attaccamento al ciuccio, è ciò su cui occorre davvero focalizzarsi.

Questo il motivo per cui togliere il ciuccio forzatamente o in modo improvviso, potrebbe essere controproducente, in quanto può portare  ad aumentare il livello di ansia, favorire l’insorgere di paure e creare difficoltà nell’addormentamento.

Bisogna semmai fare in modo che il bimbo non ne abbia più bisogno. In pratica, bisogna aiutarlo affinché sia lui a decidere di abbandonarlo. 

Così come per altri passaggi di crescita, come togliere il pannolino, è necessario lavorare sulle autonomie, permettendo gradualmente al bambino di fare le cose da solo.  Prevedendo che possano esserci momenti in cui si torna momentaneamente indietro per fare poi un salto in avanti; in effetti così procede lo sviluppo umano in generale. Come riportato in un precedente articolo, tanto più si è permesso al bambino di sperimentare una "sana dipendenza", tanto più sarà semplice per lui trovare spazi di autonomia.


Tanto più il bambino si sentirà “grande” e competente, tanto più riuscirà ad autorassicurarsi  (anche senza il supporto del ciuccio).

Dunque si può sostenere il bambino e lodarlo ogni volta che si nota un progresso, qualcosa che riesce a fare in autonomia, facendogli sentire che lui “può fare senza”, ma lasciando il ciuccio a disposizione, in modo che esso non diventi oggetto di battaglia e stress (anche per il genitore).

Un altro accorgimento può essere quello di comprendere il momento che vive il bambino, evitando di porsi l’obiettivo di togliere il ciuccio in fasi di cambiamento o transizione (nascita sorellina/fratellino, trasferimento etc).

Il ricorso a fatine, ed entità superiori che fanno sparire il ciuccio è sconsigliabile nella miasura in cui non coinvolgono attivamente il bambino. Nel caso della storia inventata è importante che il bambino abbia un ruolo da protagonista. Quindi la storia in cui ad esempio, si decide di regalare il ciuccio ad un cucciolo che ne ha bisogno è preferibile alla storia dei topini che portano via il ciuccio la notte. Come detto sopra, è più utile lavorare affinché sia il bambino a decidere di non usare più il ciuccio, evitando sottrazioni improvvise e bugie.

Può essere utile provare a leggere insieme delle storie che permettano al bambino di identificarsi con un personaggio che, come lui, vive l’esperienza della crescita e dell’acquisizione dell’autonomia. Un esempio tra i tanti, può essere “ Il ciuccio di Nina”  di Christine Naumann-Villemin, Marianne Barcilon.


Osserviamo il bambino nella sua unicità, evitando di confrontare le sue fasi di crescita con quelle di altri bambini.

Vien da sé che se gli adulti instillano nel bambino la voglia di crescere, ne allontanano la paura …e il ciuccio non serve più!!

Infine, proviamo anche a chiederci.. E noi, siamo pronti?
Non scordiamoci che la crescita è anche dei genitori, e a volte, anche i grandi ne hanno paura..​



Dott.ssa Milena Cammilleri 

Psicologa Psicoterapeuta